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Il tedesco ha spento i sogni del torinese Edoardo Lavagno con un convincente 6-3 6-1 . In carriera è stato già numero 50 del mondo, battendo avversari come Milos Raonic, Cameron Norrie, Taylor Fritz, Andy Murray, Felix Auger-Aliassime, Gael Monfils
18 maggio 2023
Tra i quattro semifinalisti della prima edizione del Piemonte Open Intesa Sanpaolo, ce n'è uno che non doveva nemmeno essere un tennista. Dominik Koepfer, 29enne mancino di Furtwangen, Baden-Württemberg, fino ai 15 anni si è dedicato più allo sci che al tennis. E cominciare a fare sul serio a quell'età è di norma un handicap importante, rispetto a coloro che a 12 anni sono già dei simil-professionisti. Eppure il tedesco – che ha spento i sogni del torinese Edoardo Lavagno con un convincente 6-3 6-1 – ha colmato in fretta il gap coi colleghi, tanto che un paio d'anni fa si è ritrovato addirittura a essere numero 50 del mondo.
Con tanti avversari (sconfitti) pronti ad applaudirlo e a sorprendersi per quel tennis così solido e così pesante, ma pure con un pizzico di fantasia tutta mancina: in ordine sparso, parliamo di Milos Raonic, Cameron Norrie, Taylor Fritz, Andy Murray, Felix Auger-Aliassime, Gael Monfils. Senza dimenticare due eliminazioni contro due Big Three, nei due tornei che lo hanno reso (relativamente) famoso. Uno è Roma 2020, quarti di finale e sconfitta contro Novak Djokovic in tre set; l'altro è il Roland Garros, terzo turno nel 2021 e sconfitta contro Roger Federer in quattro set (e tre tie-break).
Quando ha deciso di provarci per davvero, Dominik è volato negli States per giocare a tennis e frequentare il college, in quella scelta condivisa da tanti, nella sua situazione di incertezza. Ha trovato casa alla Tulane University di New Orleans, e lì è diventato un giocatore vero. Talmente vero da superare i suoi sogni: prima puntava a raggiungere i top 100, poi si è ritrovato nei top 50 e ha dovuto alzare l'asticella. Lì, tuttavia, sono cominciati i problemi, soprattutto sottoforma di aspettative non semplici da sopportare. Nel 2022, ha giocato poco (anche per via di problemi fisici) e non troppo bene: unico exploit – si fa per dire – in un main draw, il secondo turno a Washington partendo dalle qualificazioni. Poi un paio di Challenger ben giocati in Nordamerica, la sua seconda patria, con la finale a Cary e il successo a Calgary.
L'avvio del 2023 è stato altrettanto problematico, ma da aprile qualcosa è cambiato. Un altro successo Challenger, a Mexico City, poi la finale a San Luis Potosi e – tornando in Europa – sulla terra di Praga. Il circuito minore è tappa obbligata per tornare in alto: oggi Dominik è numero 149 Atp, ma è già 70 della Race. Come a dire che colmare quella distanza di 20 posti dal suo best ranking è solo questione di tempo. Koepfer vive in Florida, ha lasciato le montagne dove sciava da piccolo per il sole e il mare. E per un mental coach che lo accompagna sempre, anche se solo poche volte di persona: “Mi ha aiutato a mettere ordine – ha spiegato – perché adesso prendo nota di tutto quello che mi accade. E cerco di imparare dai miei errori”. Per fare in modo che il prossimo ritorno in alto sia quello definitivo.